A passo lento

lumaca_lentezza

L’importante è la direzione.

Giusto?

Certe volte i vuoti sono pienissimi. Sì, voglio dire che i miei giorni scorrono e in apparenza ho poco da dire / raccontare a riguardo. Ma non è vero, naturalmente. E non è nemmeno una reazione all’eccesso di uso dei media. Io vi vedo. Vi vedo vivere e postare, e condividere. Vorrei farlo anch’io, ma ho spesso la sensazione che una foto o pochi righi non basterebbero. A me i social piacciono, con le dovute distinzioni. Certe volte però i gesti, e il gusto per i gesti, le considerazioni esistenziali sui gesti, a volte perfino l’amore per quello che si sta facendo - qualunque cosa sia - sono più delle parole, strabordano dalle parole o dalle immagini. Insomma, sono intraducibili nella loro completezza, almeno su Instagram. E vanno vissuti prima che comunicati.

Lavoro: cammino (un’ora e più a piedi ogni giorno, e se non fossi stata costretta dalle circostanze non l’avrei fatto mai), insegno un sacco (quattro classi), cucino (un sacchissimo e di continuo) e penso. Penso soprattutto a che saggezza c’è in tutta questa azione, questo muovermi da un luogo all’altro, in percorsi variati e ripetuti. Forse il succo della faccenda è che c’è bisogno di me e questo è buono. Che quando non ci fosse bisogno di me, sarebbe davvero brutto. Ogni età ha la sua utilità, certo, ma questa, accidenti! Servi ai piccoli non più piccoli, servi ai grandi sempre più grandi, e tu? Tu “servi”.

Ho già parlato del servizio, di questa cosa strana, brutta e bella, a secondo di come la si vive. Di sicuro io voglio essere utile, ai testi altrui come editor, alle vite altrui come insegnante, madre e figlia. E sì, vorrei “servire” anche come scrittrice. L’abbiamo già detto prima della canzone. Però bisogna vivere. Vivere un sacco. E io, oh!, lo faccio.

Nel primo Digest di Alessandra Zengo — nonostante il range di età rovesciato, mia imprescindibile e leggermente crudele mentore — c’è un articolo interessante a proposito degli autori che cominciano a scrivere da vecchi. Io ne sono stata molto confortata, devo dire. C’è bisogno di vita vissuta, oltre che immaginata e sognata, per riempire i fogli o le pagine di Word (o quel che volete). Questo per dire che voglio dare di più alla scrittura. Cioè, magari la Scrittura (maiuscola voluta) non se ne fa un baffo di me, ma io non ho affatto finito con lei.

A proposito, il digest ve lo consiglio. Iscrivetevi alla newsletter di Alessandra qui, che poi con calma ve ne proporrò una mia. Chi va piano va sano e va lontano, e io sono a piedi.

Dicembre è cominciato (evviva!) e il 30 novembre è ufficialmente finito il NanoWriMo. Non sapete cos’è? Male. Ora vi informo io: il National Novel Writing Month è un’iniziativa che parte dall’America e che ha come fine motivare chiunque abbia lo sghiribizzo di scrivere a farlo ogni giorno, per un mese. L’obiettivo è scrivere 50.000 parole in trenta giorni (a novembre, ma ci sono anche simili iniziative ad aprile e a luglio). Siete scioccati? Don’t worry, se ci sono riuscita io!

Sì, grazie al NanoWriMo fra novembre 2017 e luglio 2018 ho scritto e dato la prima revisione a un romanzo. In tre mesi. Non c’è condivisione di ciò che si scrive, ma solo di quanto si scrive. Ci si conforta e sfida a vicenda, ci sono iniziative varie per aumentare la produttività e le idee. In sostanza, ci si fa una grande compagnia. E, devo dire, funziona. Sul sito c’è un contaparole e una serie di grafici per controllare quanto si riesce a scrivere al giorno e quanto manca per raggiungere l’obiettivo. Il Nanowrimo è un’ottima iniziativa per contrastare la desolante solitudine dello scrittore. O almeno di chiunque abbia il pallino di scrivere.

Nel prossimo articolo di questo blog vi proporrò un’intervista alle anime del NanoWriMo Italia, Massimiliano Enrico, Laura Mosconi e Valentina Bertani. Io per prima sono molto curiosa di sapere com’è andato il Nano di questo novembre. E già, perché mi sono iscritta — sempre speranzosa io — ma non sono riuscita ad andare oltre le duemila parole. Come ho detto prima, molti pieni, quest’anno, e pochi vuoti a scrivere.

A proposito di editing, dulcis in fundo. Ho partecipato a un’iniziativa di Simona Mastrangeli, che nel suo blog Books on the road offre la possibilità di confrontare i diversi metodi di editing. Quindi, eccomi lì. Guardate il post. Io edito più o meno così, sappiatelo (o #sapevatelo).

E infine, vi annuncio la prossima uscita del mio romanzo, La luna di River. Sì, ve lo dico così. Lo autopubblico e ve lo lancio... addosso. Spero per Natale. Notizie ulteriori in seguito.

Buon dicembre e, prima di uscire di casa, ricordatevi di togliervi le palle di Natale dai capelli.

Antonella Albano